Mu


Due sopracciglia in disordine
una piccola cicatrice d'infanzia.

La linea dell'orizzonte sulla sabbia
e quattro gocce di tè verde.

Così si scrive il vuoto su carta.

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domenica 7 dicembre 2008

Una gatha apocrifa


Ho trovato inatteso spazio fresco
per ogni possibilità:
rinuncia.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ehi
ciao carissimo!
Sul concetto di rinuncia mi trovi dalla tua parte ... ma è così difficile essere da soli a fare la rivoluzione dei sensi. Ce la faremo?
salute dal sud.

Anonimo ha detto...

Comunque ero io a scrivere

Alfio ha detto...

Se non sapessi che lo sai già, ti risponderei, precisando che la rivoluzione deve essere quella del senso, e non dei sensi, che è inutile chiederselo - senza senso, appunto - bisogna semplicemente rimboccarsi le maniche e cominciare finalmente a non far nulla.
Sedersi, sdraiarsi, stiracchiarsi, sbadigliare, oziare: evviva l'otium, affanculo il negotium.

Smettere di affaccendarsi, di darsi da fare, di occuparsi, di lavorare, soprattutto, di ammazzare il tempo "libero" con il dilettantismo, ché ormai siamo tutti artisti, tutti sportivi, tutti tutto.

Siamo oberati da ogni genere di amenità, e più facciamo e più siamo dentro alla catena - maledizione della libertà - e ancora osiamo chiederci cos'altro possiamo fare.

E mai ci viene risparmiata la fatidica domanda su cosa facciamo nella vita, o peggio cosa facciamo per vivere, quando è invece chiaro che ormai viviamo per fare.

Il mito dell'azione, del resto, ha sempre fatto parte di una tradizione politica ben precisa.

Ma dov'è il limite dall'altra parte? Fino a che punto si può rinunciare, fin dove non fare?
A cosa non si può rinunciare?
La domanda giusta è: non ce la faremo?

La non-azione, la rinuncia ad ogni piccola cosa che ci lega indissolubilmente alla zavorra di noi stessi, essere capaci, infine, di rinunciare anche alla rinuncia... ma queste cose tu le sai già a memoria, anzi ad oblio, e non il sapere, ma la sapienza, cioè il sapore.

Mi sono preso un po' di spazio per dimenticarmelo anche io, stasera, ancora una volta.

 

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