Mu


Due sopracciglia in disordine
una piccola cicatrice d'infanzia.

La linea dell'orizzonte sulla sabbia
e quattro gocce di tè verde.

Così si scrive il vuoto su carta.

____________________________________________

domenica 21 dicembre 2008

Inverno [VI]


Cerchi nello stagno,
al centro l’anatra
è volata via.

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lunedì 15 dicembre 2008

Fuori stagione [V]


Seduto sul tram
un uomo riavvolge i resti del pranzo
lasciato dal figlio.

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domenica 7 dicembre 2008

Una gatha apocrifa


Ho trovato inatteso spazio fresco
per ogni possibilità:
rinuncia.

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sabato 29 novembre 2008

Haiku per un bambino appena nato [VIII]


Tolti i vestiti
il pannolino si scarta
come un regalo.

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sabato 22 novembre 2008

Autunno


Le auto scrosciavano i vortici
danzanti delle foglie di poco
fallendone il vuoto.

I venti d’autunno
scucivano al tramonto
il biondo dei nostri capelli in frantumi.

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domenica 16 novembre 2008

Autunno [III]


L’ippocastano nel cortile:
indosso due foglie,
due orecchini.

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domenica 9 novembre 2008

Il sentiero delle sofore (di Wang Wei e P'ei Ti)





Sul sentiero in disparte
________al riparo delle sofore
nel segreto dell’ombra
________rigoglia il verde muschio.
Rispondono alla porta:
________appare, solo, e mi saluta, il servo.
Credeva già venuto
________il monaco del monte.

A sud della porta,
________lungo le sofore,
è il sentiero sul ciglio,
________che mena al lago I.
Quando giunge l’autunno,
________piove molto sul monte;
le foglie che cadono
________nessuno le raccoglie.

(da: Poesie del fiume Wang, traduzione di Martin Benedikter, Einaudi 1956)

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domenica 2 novembre 2008

Koan apocrifi: Caso VIII


Un monaco domandò a Lin-chi il patriarca: – Le scritture tramandano che, raggiunta l’illuminazione e spezzata la catena delle dodici cause, il Buddha Śākyamuni decise di non entrare subito nel nirvana, perché, mosso da grande compassione, voleva che anche tutti gli altri esseri viventi partecipassero di quella condizione.
– Tu dici del bodhisattva.
– Dopo che si è liberato, come può il bodhisattva liberare gli altri?
– Egli li ignora.
– Perché egli non può rivelare loro la Via?
– Liberando se stesso egli ha già fatto tutto ciò che poteva.
– Allora è impossibile aiutare gli altri nella Via.
– Ah, sei proprio un irriconoscente!


Poesia


Ben sei irriconoscente
se non ringrazi dovutamente
chi ti libera da se stesso.
Basta un anello a spezzare
l’intera catena delle dodici cause
se tu non ti avvolgi nei resti.
Ma neanche l’irriconoscenza
generebbe alcuna reazione
né karma in colui che è libero.

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sabato 25 ottobre 2008

Autunno [II]


Foglie rosse
visitate dal bruco. Quanti occhi ha
il tramonto!

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sabato 18 ottobre 2008

Haiku per un bambino appena nato [VII]


Al reparto prima infanzia:
com’è difficile non comprare
mille cose inutili!

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domenica 12 ottobre 2008

Fuori stagione [IV]


Finisce la sera.
Nina raccoglie da terra
qualcosa di rotto.

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martedì 7 ottobre 2008

Ancora musica per apocrifia zen


Ho aggiunto sul player del blog due nuove tracce musicali scritte da Giuseppe Rizzo per il progetto «apocrifia zen». Si tratta di «Dentro la cascata» e «Nina». Potete ascoltare il primo (basta scorrere col tasto avanti nel player finché lo trovate) mentre leggete questo haiku, per il secondo vedrò invece di provvedere presto.


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domenica 5 ottobre 2008

[Dici bene tu]


Dici bene tu
levando il bastone di terra
ma non chiudi gli occhi.
L’altrimenti ci fotte questo
non saperci immaginare qualcosa
nient’altro che il sempre premuto sugli occhi
del buio si teme soprattutto
quanto più buio non è.

È un inizio.
Non lasciarlo alla pioggia.

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domenica 28 settembre 2008

Koan apocrifi: Caso VII


Due monaci lavoravano in silenzio zappando il terreno dietro il monastero. Dopo un po’ uno dei due esclamò: – Buddha è proprio qui!
L’altro disse: – Guarda un po’ dove lavori, stai zappando terra già dissodata!
Il primo monaco ebbe un’importante intuizione.


Poesia


Se zappi la terra, Buddha è con te.
Se non zappi la terra, Buddha è con te.
Se zappi la terra già dissodata, zappa con più forza:
Buddha non si è mai mosso!

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domenica 21 settembre 2008

Autunno [I]





In una settimana
sono cadute più foglie
che gocce di pioggia in un anno.

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lunedì 15 settembre 2008

Haiku per un bambino appena nato [VI]


Armadio aperto:
la bocca del bambino
è chiusa in una O.

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lunedì 8 settembre 2008

Fuori stagione [III]


Luce di ascensore:
otto secondi di silenzio
con uno sconosciuto.

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sabato 30 agosto 2008

Estate [IV]


Finlandia:
è colato a sorsi
cielo liquido.

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sabato 23 agosto 2008

Passaggi


Se lasciassimo un mattino le deserte vie
al paziente lavorio del silenzio
si inerpicherebbero presto fitte ragnatele
concentriche sotto gli archi di pietra
ognuna al tremulo chiarore specchiante
un passaggio socchiuso di questa città.

Ma noi vi passeremmo comunque attraverso
portandoci addosso invisibili
sfaceli di fragilità
che non abbiamo saputo riconoscere.

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venerdì 15 agosto 2008

Koan apocrifi: Caso VI


Quando il nuovo allievo Hsing-hua giunse al monastero di Lin-chi e fu ricevuto dal maestro, a questi domandò subito: – Maestro, qual è la differenza fra illuminato e non illuminato?
– Chi?
– Illuminato e non illuminato.
– E tu chi sei?
– Il mio nome è Hsing-hua.
– Il mio Lin-chi.
Hsing-hua esitava, quindi chiese di nuovo: – Maestro, qual è la differenza fra illuminato e non illuminato?
– Hsing-hua!
– Sì, maestro!
– Ecco. Prova a ripeterlo adesso.
Ma il nuovo allievo esitava ancora, allora Lin-chi gli saltò addosso e puntandogli l’indice davanti disse: – Oh insomma, gli occhi sono due: tu quante dita vedi?
Un brivido percorse la schiena di Hsing-hua.


Poesia


La pioggia scende schermando
un difetto di trasmissione:
la finestra asciutta
gli occhi bagnati.
È caduta una goccia
di pioggia su un ciglio.
Riesci a vederla?
Uno tre sette centosette occhi
un occhio per ogni goccia di pioggia.

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venerdì 8 agosto 2008

Estate [III]





Dentro la cascata
asciutti piovono
mille respiri.

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venerdì 1 agosto 2008

Haiku per un bambino appena nato [V]


Fare la cacca e ruttare
non affogarsi mangiando: quanti successi al giorno
per il neonato!

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giovedì 24 luglio 2008

Fuori stagione [II]


Nel ricordo stasera
mi mancano soprattutto
i giorni più tristi.

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domenica 20 luglio 2008

[Il soffuso silenzio di tutti i rumori del mondo]


Il soffuso silenzio di tutti i rumori del mondo
è soffice luce di nuvole sulle spalle del pomeriggio
quando apro la gabbia porticina
sulla compressa sonorità di uccelli fiammiferi.

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martedì 15 luglio 2008

Musica per apocrifia zen


Da oggi trovate nel player del blog una nuova playing list (in realtà anche un nuovo player, che ve ne pare?). Eccovi finalmente alcuni dei pezzi scritti da Giuseppe Rizzo per il progetto «apocrifia zen». In questo modo è possibile farvi un’idea più precisa della multimedialità di questo progetto. Ascoltateli mentre leggete le pagine del blog, magari proprio quelle di apocrifia zen, o anche senza fare nient’altro che ascoltare, un’abitudine e una capacità, peraltro, ormai in via di estinzione.


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domenica 13 luglio 2008

Estate [II]


Quanti colori
sul grembiule del gelataio! Sul cielo
non una nuvola.

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martedì 8 luglio 2008

Koan apocrifi: Caso V


Un monaco domandò a Fa-yen: – Qual è il significato della venuta di Bodhidharma dall’occidente?
Fa-yen rispose: – L’ombra d’elefante sul terreno, è sottile quanto quella di farfalla.


Poesia


Quanto è sottile la Via!
Anche una piccola sogliola
alza la marea sugli scogli
pochi centimetri al diaframma dell’oceano.

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venerdì 4 luglio 2008

Haiku per un bambino appena nato [IV]


Barba di pochi giorni,
il bambino piange.
Io non smetto di baciarlo.

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domenica 29 giugno 2008

Per fare il ritratto di un uccello (di Jacques Prévert)





Per prima cosa dipingere una gabbia
che abbia la porta aperta
dipingere poi
qualcosa di grazioso
qualcosa di semplice
qualcosa di bello
qualcosa di utile
per l’uccello
mettere quindi la tela contro un albero
in un giardino
in un bosco
o in una foresta
nascondersi dietro l’albero
senza dire nulla
senza muoversi…
A volte l’uccello arriva presto
ma può anche metterci degli anni
prima che si decida
Non scoraggiarsi
aspettare
aspettare se occorre anche per anni
la rapidità o la lentezza dell’arrivo dell’uccello
non hanno nulla a che fare
con la riuscita del quadro
Quando l’uccello arriva
se arriva
osservare il silenzio più assoluto
aspettare che l’uccello entri nella gabbia
e appena è entrato
richiudere dolcemente la porta col pennello
e poi
cancellare una per una tutte le sbarre
avendo cura di non toccare le piume dell’uccello
Fare a questo punto il ritratto dell’albero
scegliendo il più bello dei suoi rami
per l’uccello
dipingere anche il fogliame verde e la freschezza del vento
il pulviscolo del sole
il rumore degli insetti nell’erba durante la calura estiva
e quindi aspettare che l’uccello abbia voglia di cantare
Se non canta
è un gran brutto segno
è segno che il quadro è venuto male
Ma se invece canta, allora è un buon segno
segno che si può firmare
Allora strappate con estrema dolcezza
una piuma all’uccello
e scrivete il vostro nome in un angolo del quadro.


Pour faire le portrait d'un oiseau


Peindre d'abord une cage
avec une porte ouverte
peindre ensuite
quelque chose de joli
quelque chose de simple
quelque chose de beau
quelque chose d'utile
pour l'oiseau
placer ensuite la toile contre un arbre
dans un jardin
dans un bois
ou dans une forêt
se cacher derrière l'arbre
sans rien dire
sans bouger…
Parfois l'oiseau arrive vite
mais il peut aussi bien mettre de longues années
avant de se décider
Ne pas se décourager
attendre
attendre s'il le faut pendant des années
la vitesse ou la lenteur de l'arrivée de l'oiseau
n'ayant aucun rapport
avec la réussite du tableau
Quand l'oiseau arrive
s'il arrive
observer le plus profond silence
attendre que l'oiseau entre dans la cage
et quand il est entré
fermer doucement la porte avec le pinceau
puis
effacer un à un tous les barreaux
en ayant soin de ne toucher aucune des plumes de l'oiseau
Faire ensuite le portrait de l'arbre
en choisissant la plus belle de ses branches
pour l'oiseau
peindre aussi le vert feuillage et la fraîcheur du vent
la poussière du soleil
et le bruit des bêtes de l'herbe dans la chaleur de l'été
et puis attendre que l'oiseau se décide à chanter
Si l'oiseau ne chante pas
c'est mauvais signe
signe que le tableau est mauvais
mais s'il chante c'est bon signe
signe que vous pouvez signer
Alors vous arrachez tout doucement
une des plumes de l'oiseau
et vous écrivez votre nom dans un coin du tableau.


(da: Paroles, 1946, traduzione mia)

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lunedì 23 giugno 2008

Estate [I]




Cicale,
maltemperate matite
su carta.

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mercoledì 18 giugno 2008

Il ciclista I


Il ciclista posa i piedi sulle ali
le ruote appena un filo
in equilibrio tra l’asfalto.

Seduto capo chino sul telaio
regge il bandolo smarrito della strada
riavvolgendo la fatica sui pedali.

Lineare gli è scivolata al fianco
la vita dell’uomo senza tempo
quando in bici l’istante s’aggroviglia.

Silenzio coglierai dalle sue mani
tutto mette sulle gambe e poi rimane
nella lunga galleria del vento
in ascolto
______/ frrr frrr frrr frrr frrr /
di se stesso.


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mercoledì 11 giugno 2008

Primavera [IV]


Rana nella gebbia:
larghi cerchi in cornice
tra gli argini.

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giovedì 5 giugno 2008

Indice di Per chi rimangono accese le luci



Come anticipato nel post di presentazione al libro, qui di seguito trovate l’indice con tutti i link alle poesie e alle sezioni già presenti nel blog, e per la prima volta anche le date di composizione.
Lo terrò aggiornato con i pezzi che verranno postati in futuro.
Vi sono incluse anche quelle «bonus tracks» inedite nel libro originale e già postate sul blog.

INDICE

per chi rimangono accese le luci


- Un poeta più in là (2003)

di riflesso
- [Non avrei voluto essere d’altro che specchio] (2003)
- a Orlando (2006)
- a L. (2001)
- [Questa sera il tuo orecchio è una conchiglia] (2000)
- Vecchia ferita (2003)
- a Katalina (2003)
- Mi hai detto di essere un filo (2003)
- a Nauris (2006)
- Un segmento prima del mare (2006)
- [Sono stato distratto] (2006)
- a mio padre in giardino* (2007) [BONUS TRACK]

heidelberg
- [Solo tu sapevi suggerire] (2005)
- Passaggi (2003)
- [Il sole spariva un sorriso dal volto] (2003)
- [Ritti sulla schiena del ponte] (2007)
- [Quando il sole è giunto sotto al ponte] (2006)
- [Ogni luce che filtra] (2004)
- Per chi rimangono accese le luci (2003)
- [Tenui luci di carta sulla sera] (2006)
- [Ho contato il centesimo balcone non visto] (2007)
- [Avrei sceso con te persino le scale] (2006)
- [Restava di passaggio la notte] (2003)
- Le chiuse (2007)

altre dimore
- [Al volgere di questi giorni tronchi] (2007)
- [Lo scoprimmo di sabato pomeriggio] (2007)
- [Non si diroccano i palazzi alti] (2007)
- Come a Ostenda* (2007) [BONUS TRACK]
- Note sull’affitto di una casa a Vienna* (2008) [BONUS TRACK]
- Berlino, nel tempo* (2008) [BONUS TRACK]

versi sparsi
- Il ciclista I (2002)
- Autunno (2005)
- [Seduti su di un altro muretto] (2007)
- [Piove di sotto i menti diritti] (2004)
- [La neve cade solo dai tetti] (2006)
- [A chi scrivere l’ultima sera nella città] (2006)
- [Dall’acqua si vedeva] (2007)
- [Guardi i vicoli che scendono frenati] (2004)
- A love supreme in a car full of rage (2005)
- [Il soffuso silenzio di tutti i rumori del mondo] (2003)
- [Negli occhi tuffavo laghetti di Finlandia] (2005)
- Il ciclista II (2004)

mal-dette
- [Eccomi una volta ancora travolto] (2003)
- Atterrimento (2003)
- Sottosopra (2002)
- [Io ubbidivo in fiducia alla legge di Lavoisier] (2003)
- [Procedevo sulla mia sicurezza astigmatica] (2006)
- [La catena è lunga tanto] (2005)
- [Dici bene tu] (2006)

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Presentazione della raccolta Per chi rimangono accese le luci


Mi accorgo oggi di non avere mai postato, colpevolmente, una presentazione della mia raccolta Per chi rimangono accese le luci. Mai troppo tardi per redimersi!


La genesi
Cronologicamente, la raccolta va da qualche pezzo giovanile che si lasciava leggere (il più vecchio è comunque del 2000: niente poesie adolescenziali!) fino a includere alcuni pezzi nuovi aggiunti proprio per arrotondare il progetto in vista della pubblicazione. La raccolta si articola però in 5 sezioni molto precisamente organizzate, che ne vorrebbero fare, dunque, un libro di poesia, e non un libro di poesie (ne posterò ora l’indice [qui], per fornire sia una panoramica completa del progetto, sia un menù di navigazione per la relativa categoria del blog).
Il cuore del libro è stato concepito a Heidelberg (città a cui è dedicata la sezione omonima, che è anche quella originaria), a partire dal mio primo soggiorno nell’estate del 2003, quando ho per la prima volta scoperto di potere scrivere cose che mi piacevano, fino a quando ho lasciato la città per l’ultima volta l’anno scorso. Nella raccolta si possono già vedere gli effetti di questo possibile addio, in particolare nella sezione altre dimore, una sezione che, come ho scritto in precedenza, sembra tuttora aperta. Sulle altre sezioni aggiungerò forse qualcosa di specifico in seguito, qui basti ribadire che c’è un filo a legarle l’un l’altra, con la parziale eccezione della sezione non a caso intitolata versi sparsi.
Dovendone tirare un qualche tipo di conclusione, direi una cosa ovvia, e cioè che si tratta di una raccolta d’esordio. Questo, lungi dal dover rappresentare uno svantaggio, garantisce a mio avviso quella dose di ingenuità-genuinità con un rischio contenuto di cadere nelle trappole del caso, a partire dal più o meno cosciente «fare il verso» a quelli che sono stati i miei modelli.

La pubblicazione
Dopo tanti rinvii e mille revisioni, il libro è finalmente uscito nel dicembre dello scorso anno per la giovane casa editrice indipendente di Palermo Il primitivo editore. Oltre al legame di amicizia che mi lega ai ragazzi «primitivi», quella di pubblicare con loro è stata una scelta precisa, dettata dalla volontà di sposare un progetto lontano dalle normali logiche editoriali, anzi, completamente al di fuori da esse. Mi si potrà obiettare che, anche volendo, non mi si sarebbero prospettate chissà quali grandi alternative, ma non per questo la scelta è stata meno fiera e convinta. La coincidenza delle idee pseudo-anarchiste (o meglio, della totale mancanza di idee); la stampa e la rilegatura in casa (cui ho personalmente partecipato, cosicché i lettori potessero dire che il libro glielo ha letteralmente «rifilato» l'autore), che hanno reso il volume un preziosissimo oggetto fatto a mano; la distribuzione attraverso circuiti alternativi, come centri sociali, negozi di editoria alternativa etc.; il rilascio sotto licenza Creative Commons; l’uso della carta riciclata… sono tutte cose che mi rendono particolarmente orgoglioso di questa scelta.

La presentazione
Il libro è stato quindi presentato il 7 dicembre scorso presso i locali (o meglio il locale, il loculo… il buco di culo, insomma!) del «Primitivo info-shop», presi in affitto proprio per quei giorni di festeggiamento del rilancio dell’attività del «Primitivo», segnato dal passaggio «evolutivo» da «tutto-sotto-banco» ad associazione culturale, seppur «primitiva». Alla breve lettura di qualche poesia del libro, ha fatto seguito la speciale performance di uno spettacolo-tributo al bluesman Robert Johnson, concepito da me e dallo sconsiderato chitarrista palermitano Antonio Speciale qualche anno prima, che per l’occasione è stato elettrificato dal duo di cover blues Die Megageile Küken-Farm.

Ricordo che è possibilie ordinare una copia della raccolta sul sito del Primitivo editore a soli 2,5 €, o anche scrivendogli direttamente qui. Una lista, invece, dei posti sparsi per l'Italia dove potete trovarlo è qui.

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venerdì 30 maggio 2008

Haiku per un bambino appena nato [III]


Mio figlio sveglio di notte,
il canto di sua madre
ci addormenta entrambi.

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domenica 25 maggio 2008

Vivere o descrivere




Da alcuni giorni continuo a ripetermi a mente una questione: se la cosiddetta «arte» riproduce la natura, o più in generale la realtà, che bisogno abbiamo di essa? Attenzione: non mi sto occupando del caso «l’arte non riproduce la natura/realtà», che è una possibilità, magari anche più interessante. Quello che intendo, e che è intimamente legato al contenuto di questo blog, è cioè: se l’arte è «vuota» (in quanto si pretende priva del filtro del soggetto) perché non sarebbe ad essa preferibile un vuoto dell’arte?

Ok, più concretamente: se devo leggere un haiku (ad esempio l’ultimo postato) che mi ritrae un aspetto, pur preciso ed isolato, della natura o delle nostre città, non sarebbe meglio andarmi a fare una passeggiata nel bosco o in città (lasciando salva la proprietà dell’arte di farci viaggiare in posti in cui non potremmo altrimenti andare)?


Pensavo appunto agli haiku, o almeno a quelli di un certo tipo, quelli più puramente descrittivi (se pur così si possono definire senza rischio di mistificazione), che più appaiono ingiustificati ad esistere davanti la presenza viva della realtà.
In verità, nella mia mente, avevo davanti altre due immagini, sempre provenienti dalla cultura giapponese: il dipinto di Hokusai «iris e cavalletta» che vedete sopra, e la sequenza di un anime (non ricordo bene di quale, forse Evangelion) in cui l’ultima goccia d’acqua pende senza cadere dal rubinetto, evidentemente chiuso poco prima (e di immagini di anime e manga, me ne vengono facilmente in mente molte altre, visto che una delle loro qualità più affascinanti è il loro essere sempre così precisi nel rappresentare dettagli della realtà ai margini della narrazione).

Proprio quest’ultima immagine mi ha aiutato a un certo punto a capire una cosa fondamentale presente in questo tipo di arte che ho definito «vuota», una cosa che, essendo in realtà un’ovvia conseguenza dei discorsi che mi faccio sempre a questo proposito, dovevo avere finora trascurato: si tratta dell’attenzione e dell’interesse, da parte di chi scrive, disegna o fotografa, per l’oggetto rappresentato. Questa dedizione gratuita e istantaneamente totale, che è in definitiva amore purissimo, nel notare un dettaglio del tutto ordinario della realtà (non insignificante, bensì significante, nel senso cioè che è segno privo di significato) è qualcosa di cui possiamo godere proprio attraverso la lettura di quel tipo di haiku.

In questo caso, dell’autore non ci interesseranno più i suoi umori, le sue emozioni, le sue riflessioni, ma la piccola meraviglia che gli ha provocato quella particolare visione, e quindi l’attenzione dedicata a questa visione, la volontà di dargli uno spazio, piccolo, ma tutto suo. Non è dunque tanto l’oggetto della rappresentazione a costituire la ragione di esistere di questa arte (continuiamo a chiamarla così per comodità, cercando di dimenticare la solennità che la parola rievoca. Eh, è dura, lo so!), quanto la dedizione del suo osservatore, che ha cercato di riprodurla senza alterarla con altri residui di ego-soggettività che non siano la scelta del dettaglio e la prospettiva di osservazione.

Questo non ha nulla a che fare con la freddezza e l’ipocrisia del realismo. È il paradosso, magico e verissimo, dell’unione, o meglio dell’eclissi, del binomio soggetto-oggetto.

In conclusione potremmo dire che il soggetto, buttato fuori dalla porta, non rientra dalla finestra, ma resta a guardare dal buco della serratura, in silenzio.

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mercoledì 21 maggio 2008

Primavera [III]


Ombra d’ape
dietro il petalo bianco.
Lo stelo dondola.

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domenica 18 maggio 2008

Koan apocrifi: Caso IV


Un monaco domandò a Chao-chou: – L’ignorante e Buddha sono uguali. Cosa vuol dire ciò?
Chao-chou rispose: – Entrambi sanno di non esserlo.


Poesia


Una pietra sul punto di cadere
e una pietra già caduta
non conoscono la loro differenza.
Prendi al volo la pietra
che ti ha colpito in testa.

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martedì 13 maggio 2008

Vuoto su tela




"aeroporti per le luci, le ombre e il pulviscolo"
_______John Cage su «White painting» di Rauschenberg

Dovrei dire che oggi Robert Rauschenberg è morto, eppure non ci sarà mai modo di dimenticare tutto quello che lui non ci ha fatto vedere.
Nei suoi dipinti completamente bianchi, nella cancellazione del disegno di de Kooning, quest'uomo di origini berlinesi e cherokee che fermava il vuoto nelle tele e poi lo rimetteva in acqua, perché tornasse alla vita quotidiana, quella delle sue «combinazioni» o delle sue biciclette (indimenticate quelle a Potzdamer Platz)... ecco: in tutte queste opere lui non ci ha voluto mostrare proprio nulla.
Nel mezzo di questo infinito varietà che ci stupisce a forza, ci mancherà.


Sopra: Rauschenberg accanto a «White painting», 1951, olio su tela, 182,9 x 182,9 cm, quattro pannelli, Collezione dell'artista

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lunedì 12 maggio 2008

Berlino, nel tempo


Per le strade di Kreuzberg
o la Unter den Linden, Berlino
la vedi solo accanto alle vecchie cartoline
sui girevoli dei negozi di souvenirs,
ai libri di fotografie sfogliati sulle bancarelle
senza alcuna intenzione di acquisto,
alle rughe di pochi passanti o alle borchie
opache di qualche punk.

Dovunque hanno appena costruito
oppure assisti a un venerdì sera
vestito del lavoro di operai
certamente stancabili.

Davanti agli specchi di un ufficio vedi un giovane
soldato dell’armata rossa appena colpito
da un cecchino appostato nel palazzo accanto,
scomparso da anni, e distingui
i colpi mancati sugli stipiti
del portone di fronte
sopravvissuti più a lungo delle strade adiacenti
e di altri abitanti.

Sulla Potzdamer Platz svetta il primo
semaforo del mondo, o una sua copia.
Una manifestazione del governo socialista vi attende
il passaggio di una parata nazista in ritardo
per andare a bruciare libri bianchi
ancora non letti.

Il traffico è diretto da un giovane ufficiale americano
dall’alto della sua vedetta piantata nel mezzo
della polvere di nessuno – ecco vede:
il Kaiser Guglielmo II Hohenzollern entrare
nella sua suite d’albergo preferita
aperta sulla strada dalle bombe degli anni a venire
circondato da donne di cui
non ricorda il nome
mentre dal sottopassaggio della U-Bahn
– proprio di fianco al bunker estivo della famiglia Hitler –
risalgono decine e decine di persone che non pensano:
«Quello era est. Quello era ovest».

Rotte in un istante
non si lasciano più le mura
ognuno ne porta dietro un mattoncino
a incastro colorato.
Al di là dello spazio, la città si rimonta
soltanto nel tempo.

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mercoledì 7 maggio 2008

Fuori stagione [I]


Visita inattesa:
aspetto un altro istante
prima di bussare ancora.

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venerdì 2 maggio 2008

a Nauris


La sera ci dava carta bianca, Nauris
e tu vi rollavi un poco del tuo
tabacco discreto. Io vi appuntavo
qualche parola al rabbocco,
prima di soffiarvi sopra
una voce più asciutta.

Poi ci siedevamo alla scacchiera
oleata di fresco, il tuo sorridere etrusco
si incideva senza fretta per ogni
malinteso scoperto.

Rombava e tu inforbiciavi un’altra sigaretta
tradendo una mano più vecchia dell’altra:
«Sono rimasto una volta alla pioggia» – dicesti.
«È impossibile bagnare quanto già zuppo.»

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lunedì 28 aprile 2008

Haiku per un bambino appena nato [II]


Quasi l'alba
da un'ora spio
il sonno del mio bambino.

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lunedì 21 aprile 2008

Primavera [II]


Notte di aprile:
ci tiene svegli la raucedine
di un gatto in amore.

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venerdì 18 aprile 2008

Bonus tracks da Per chi rimangono accese le luci


In questi giorni sto postando alcune poesie che ho inserito in una cartella «Per chi rimangono accese le luci – bonus tracks». Si tratta di poesie che, o perché non erano ancora complete, o perché non c’era più spazio, sono rimaste fuori dall’indice del libro uscito a dicembre. Tuttavia avrebbero ben potuto rientrare nel progetto del libro, e per questo le considero una sorta di bonus tracks inedite, che qui nel blog potete leggere per la prima volta. In realtà, la sezione più interessata da questi nuovi componimenti è altre dimore, che nel libro consta di tre soli pezzi, e che evidentemente è una sezione ancora «aperta». Vi è infatti persino qualche pezzo scritto e concepito solo di recente, a cui ho lavorato proprio in questi giorni (è il caso dell’ultima poesia postata, un’altra la posterò a breve) e che continua a scrivere la storia del mio nomadismo e il mio poema d'amore per la città, l’unica cellula di aggregazione sociale che io sembri riconoscere.

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martedì 15 aprile 2008

Note all'affitto di una casa a Vienna


Soffitta abitabile, quarto piano
40 metri quadri, due stanze
con bagno, cucina e ingresso.

Le due stanze, pitturate di bianco
e arancio in buono stato, sono pressappoco
di uguale grandezza. Sufficiente
per un letto matrimoniale, la culla
del bambino, un armadio, un comodino.

Nell’altra una scrivania o un tavolo
con qualche sedia e poi un divano,
meglio se col letto dentro, per gli ospiti
venuti da lontano o trattenutisi
più tardi dell’ultimo bus verso casa.

Ci si potrebbe mettere anche
un impianto stereo con delle casse
in legno e un mobiletto per vinili e cd.
Non ammobiliata, dunque, forse resta
un letto a una piazza e mezzo e un tavolino
per la televisione. Non la lavatrice.

Le finestre, orientate verso nord,
danno tutte sul cortile interno
non grande davvero, ma silenzioso:
ne entra bene la luce e l’ombra
di un vecchio faggio caduco.

Quelle di una stanza e della cucina
si aprono sul tetto spiovente,
non di molto in verità, pure la neve
vi scende dolce in inverno.

Quella dell’altra stanza è invece priva
di gelosia e la vestirebbe bene una tenda
blu da chiudere anche di giorno
a volte senza accendere la luce.

Il bagno e il WC – separato –
hanno un piccolo ventilatore
e mattonelle bianche e blu sui muri
e miscelatori ai rubinetti
che abbreviano l’attesa per la doccia
quando si è già svestiti.

La cucina ha i fornelli elettrici
con cui bisogna sapersi regolare
per i tempi di cottura, e poco spazio
per accumulare piatti sporchi.

Della casa fanno parte inoltre
uno scantinato piccolo e un po’ umido,
non buono per i libri, meglio forse
per i vestiti fuori stagione,
e un posto per la bici nel cortile
lì accanto al muretto di confine.

Per salire c’è una vecchia scala a chiocciola
oppure l’ascensore dell’edificio accanto
(se ne ricevono le chiavi). Gli ospiti, comunque,
possono anche farne a meno.

L’affitto comprende il riscaldamento
a gas e l’acqua calda. Resta solo la luce
in Dietrichsteingasse 7, interno 18, IX Bezirk
vicino c’è il Liechtensteinpark
e le boutique un po’ appariscenti
della Porzellangasse.

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mercoledì 9 aprile 2008

a mio padre in giardino


Entrando in punta di piedi in giardino
subito la terra ti calzava e ti seguiva
poi fino in casa. Sapevamo noi
che non c’era più verso di metterla via.

Agli alberi sollevavi un lembo della gonna
per lasciarvi passare un rigagnolo
poi ti incollavi alla resina del ciliegio
a sfogliare un vecchio accendino
preso a riparo dal vento.

Le chiavi lise che stringevi da sempre
non erano più per chiudere o per aprire
però sapevano i solchi delle tue mani
mentre col terzo dito spollinavi
la curva intatta di un’altra sigaretta.

Alle promesse di azioni e parole
concedevi uno dei tuoi Non ne vale la pena
e forse proprio questa
tua a lungo odiata lezione
dovrò sostenere domani
impostore davanti la folla ingenua degli sbagli
quando i frutti marciranno per terra
non lontano dai rami
e i millepiedi resteranno arrotolati
su se stessi, immoti,
sotto i vasi pesanti delle felci.

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venerdì 4 aprile 2008

Primavera [I]



Primavera.
Tempo di calibrare
fiori di ciliegio.







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domenica 30 marzo 2008

Dall'altro lato del ponte


Dall'altro lato del ponte
le foglie scivolate di sotto
- asciutte sull'acqua -
sono riapparse senza altro rumore di legno.

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giovedì 27 marzo 2008

Haiku per un bambino appena nato [I]

al piccolo Rui


È fatta di piccoli fallimenti
la via del padre.
Il bambino non se ne ricorderà.

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sabato 15 marzo 2008

Koan apocrifi: Caso III


Mentre il maestro Nan-ch'üan e il suo primo allievo Chao-chou passeggiavano per i monti Huang-shan, il primo allievo disse: - Maestro, quegli alberi crescono perfettamente dritti anche su un terreno scosceso come quello a valle. Come fanno a sapere la direzione giusta?
Nan-ch'üan rispose: - Non esiste un'altra possibilità.


Poesia


Terreni storti, alberi dritti:
nessun'altra possibilità.
Terreni dritti, alberi storti:
l'esistenza ignora la propria direzione.

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domenica 9 marzo 2008

Sottosopra


Sottoveste sottosuolo sottoinsieme
sottomarino sottocoperta sottopassaggio
sottaceto sottolio sottovuoto
sottoproletariato sottobicchiere
sottomesso sottopagato sottinteso sottobanco sotterraneo
sotterfugio sottocutaneo
sottosegretario sotterra sottovoce
sottane sottratte di soppiatto sotto il letto
io sottolineato sottoscritto
so-tutto-io sottotitolato
sottospecie di sottosviluppato
tenuto sottochiave
guardato di sottecchi
senzatetto e senza tette
sotto l’otto ci sta il sette.

Sovraccarico sovrappensiero
sovrapposto sovrannaturale sovraffollato sovrappopolato
sovrapprezzo sovrumano
crisi di sovrapproduzione
sovvenzionata col surplus
rimasta in surplace
oltremodo sovresposta
ai sovversivi televisivi
al popolo sovietico sovrano
sovrastato e soverchiato
dal sovrintendente manageriale
con delega allo sport.

Sopporto soprattutto
soprabiti sopracciglia e sopraffini
soppressioni soppesate soprattasse
superpensioni subappalti e soppalchi
soprusi a sorpresa e supposte
sopravvissuti sopraffatti e subaffitti.

Super-io
superman superdotato
superba superlativa supremazia superiore
insuperabile spremuta
superconduttore supercarburante supermarket
superattico superfluo
superpotenza superstite
superteste al maxiprocesso
supplice supplente supino.

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martedì 4 marzo 2008

Inverno [V]


Neve a cumuli
in bilico sui raggi
di bicicletta.

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martedì 26 febbraio 2008

A love supreme in a car full of rage


Puntini rossi bianchi quadretti
tichettano bacchette al pizzico
di ora larghe avanti nel collo
ora strette dietro in coda
strade schizzate di nero-città
sui baluginii di sassofoni in pioggia
alternativamente pigianti
tastiere di semafori a spruzzo:
un ritmo sboccatamente jazz
sul traffico di punta delle sei.

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Risultati del sondaggio «vota su carta»


Domenica sera si sono chiusi i due sondaggi così solennemente indetti due settimane fa, per votare le poesie più gradite e più sgradite di Per chi rimangono accese le luci.
Trovate i risultati in fondo alla colonna di destra, dove resteranno ancora per qualche giorno, prima di venire archiviati nel nulla telematico per sempre, con niente rimpianti.
I risultati sono stati a dir poco clamorosi: nessuno avrebbe immaginato una tale partecipata indifferenza ad una trovata stupida ma fatta con tale ignorata serietà, quale quella messa in campo per questo sondaggio.


Confesso che non mi aspettavo davvero la vittoria di un pezzo come A love supreme in a car full of rage, nel sondaggio per i pezzi più graditi, che è sì uno di quelli a cui sono affezionato, ma che consideravo decisamente un outsider in questa lotta all’ultimo clic (sbagliato) contro pezzi di maggiore esperienza e sapienza tattica presenti nella raccolta. Ci sarebbe quasi da sospettare delle capacità motorie delle dita di qualcuno o quanto meno di una confusione provocata dalla lunghezza delle due liste, ma questo non mi sembra il momento per fare della dietrologia. La faremo invece domani tra le 10:00 e le 10:17 a.m. GTM +1, per chi volesse poi magari commentare.
Per gioire al meglio di questa insulsa vittoria, posterò a breve la poesia vincitrice, mentre ignorerò del tutto le altre classificate, per non causare ulteriori recriminazioni e rimpianti tra i vari supporters.

Per quanto riguarda invece l’altro sondaggio, quello sui pezzi peggiori, non possiamo proclamare alcun vincitore, perché non è consentito dal regolamento da me appena inventato, che ci sia più di un vincitore. Certo è comunque che alcuni pezzi non abbiano funzionato nel passaggio di comunicazione autore-lettore, e mi riproporrò di rivederli per quanto possibile con occhi più vuoti.

Un altro dato che mi sembra interessante è la somma dei voti raccolti dalle varie sezioni, che mi conferma come quella dedicata a Heidelberg sia decisamente la più riuscita, mentre la prima e le ultime due sezioni (versi sparsi e mal-dette) pagano forse una minore coesione da un lato, e la presenza di alcuni pezzi più giovani e ingenui dall’altro, oltre alla palese incapacità critica dei lettori votanti, ovviamente.

Tutto sommato direi che si è trattato di un’esperienza irripetibile, cioè da non ripetere mai più fino al prossimo Big Bang, ma non sono più tanto sicuro che questa sia una cosa per cui vale la pena continuare a sperare.

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domenica 24 febbraio 2008

Inverno [IV]


Vecchia cesta:
il gatto stringe soffice
un mantice di fusa.

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mercoledì 20 febbraio 2008

Decisioni per un orto (di Attilio Bertolucci)


Bisogna rivalutare questo orto
recingerlo dove è aperto di rete metallica
azzurra sostituendo i pali fradici
pallidi di vecchiaia con altri

appena scortecciati di un bianco
che si dora all'aria con lentezza
e felicità e saranno le piogge e le nevi
di là da venire ad argentarli

così che di essi non si distingua l'età.
A suo tempo ricordarsi delle sementi
da inviare qui perché si provveda
a rendere fruttifera una terra

che produce soltanto alte ortiche.
e gramigne ruvide e da una pianta folgorata
prugne selvatiche eccessivamente dolci.
Pregio di tale appezzamento misero


l'esposizione a occidente e dunque
sul suo pendio il sole della sera
a lambirci la faccia vecchio cane
da caccia in pista fra cielo e boschi

sublimi per altezza e intrico di rami neri.


(da: Viaggio d'inverno, 1971)

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venerdì 15 febbraio 2008

Koan apocrifi: Caso II


Un monaco domandò a Yün-men: - Qual è la verità ultima del Buddhismo?
Yün-men rispose: - Non posso dirti la verità senza mentirti.


Poesia


Ora che hai ascoltato il patriarca
dimmi se ha mentito oppure no.
Se lo affermi tradisci il patriarca
se lo neghi ne ignori la lezione.
Allora dimmi: ha mentito oppure no?

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domenica 10 febbraio 2008

Lanciato il primo sondaggio «vota su carta»!


E' stato appena lanciato il primo sondaggio di «vuoto su carta». Anzi, ad essere precisi, è stato lanciato in contemporanea anche il secondo... che spreco!


Come capirete più facilmente guardando alla vostra destra se siete destrorsi e alla vostra destra se siete invece mancini, ma avete sempre desiderato essere destrorsi, si votano le poesie migliori e peggiori della ormai arcignota raccolta Per chi rimangono accese le luci. Ok, si tratta fondamentalmente di un gioco, tuttavia il feedback di voi, fortunati e sfortunati lettori del libro, rappresenta per me una rara opportunità di confronto, visto che a casa non vi trovo mai.
Per votare ci saranno due settimane di tempo a partire da... no, ancora no... un attimo di pazienza... ORA!
Si può votare più di una poesia ed è possibile persino cambiare il voto già dato, così da evitare tragiche scene come quelle viste in parlamento di recente.
Alla fine eleggeremo la poesia più bella, quella più brutta, più alcuni titoli di consolazione come poesia «cotonella», «in gambissima» e: «televolto»!
Inderogabili requisiti per la partecipazione al sondaggio sono:

  1. avere letto il libro (ok, fin qui ci siete; vi avevo sottovalutato);
  2. sapere contare fino a 100 (senza l'aiuto delle dita!);
  3. conoscere almeno 2 lingue antiche non-indoeuropee secondo il livello dell'UE B1, di cui una sia antico alto haitiano;
  4. avere guardato almeno una volta per cinque minuti «Amici» di Maria De Filippi (e averne goduto).
E' un profilo psicologico interessante quello del partecipante al nostro sondaggio...
Non vi lamentate, bisognava fare un po' di selezione!
E allora, cosa mi resta da dire? Votate, votate, votate! Siete voi da casa col vostro voto che scegliete il modo migliore in cui la volete messa nel... ma no, niente paura... questo succede solo nelle elezioni vere!

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venerdì 8 febbraio 2008

Heidelberg: am Neckar


Solo tu sapevi suggerire
quella stretta misura di ponte
che il mare invece trabocca
all'orizzonte di tramonti inestinguibili
e più dei celesti specchi scorniciati
figuravi di strade panchine mansarde
e berretti girati all'ingiù
tra i lievi gradini di corrente
- un velo che l'acqua un poco sgualciva -
e non cercavi di essere profondo.

Tra queste tue sponde
tra i piloni dettati dal ponte
scendevano insieme relitti e parole mie.

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martedì 5 febbraio 2008

Per chi rimangono accese le luci



Allora guardavamo alle luci
tenui dei balconi come a spilli
che bucavano il buio mattone
della notte a brevi tratti accennando
un cielo più alto di pastelli.

E scendendo per strada non dava cura
un gradino a venire più scuro degli altri:
accettavamo con cuore di foglia
la possibilità di venire incontrati.

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domenica 3 febbraio 2008

La porta di carta


La porta di carta
che scorri sul pollice
non ripara dal vento
ne racchiude il respiro.

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martedì 29 gennaio 2008

Apocrifia zen: il progetto


Koan apocrifi, haiku barbari e altra poesia zen sono le tre sezioni in cui si articola il progetto «apocrifia zen» a cui sto lavorando da circa due anni.


La letteratura zen, sia essa quella tradizionale dei koan o quella dallo zen fortemente influenzata come la scrittura degli haiku, ha certamente segnato un passo nel mio percorrere la via della poesia, così come nella mia ricerca interiore e nel mio atteggiamento verso tutto il resto. Scrivere dei testi «apocrifi» da affiancare a quelli originali nella mia lettura interiore, è stato per me un riflesso automatico, un’urgenza personale; pubblicandoli qui spero possano, non dico aiutare qualcun altro nella sua ricerca, ma forse avvicinarlo a questo universo senza senso che è lo zen, sapendo quanto esso abbia da dare, e soprattuto da prendere, a ciascuno di noi.

Nasce così il progetto «apocrifia zen», sebbene la letteratura zen sia tutto meno che scrittura sacra o canone da sovvertire: tutto il contrario... Il titolo sarà quindi il risultato di una certa autoironia, visibile anche nei testi, derivata, appunto, dalla consapevolezza della totale assurdità di una pretesa apocrifia zen, e di conseguenza di un suo diritto ad essere.

Non sento in modo particolare l’esigenza di aggiungere qualcosa a proposito della letteratura zen: il lettore ignorante sarà sempre un ospite prezioso e benvenuto, che mi guarderò bene dal trattare con didascalismo paternalista; al lettore che si è già imbattuto, invece, - fortunato - nelle vie sghembe dello zen, sarà men che mai necessario ricordare di dimenticare. Ho aggiunto e aggiungerò - è vero - qualcosa a proposito delle singole sezioni - koan, haiku e altra poesia - ma non è nulla che io ritenga indispensabilmente introduttivo o propedeutico alla lettura. Puro svuotamento.

Da un po’ di tempo, elemento fondamentale del progetto è diventata la collaborazione con Giuseppe Rizzo, musicista di Palermo e caro amico. Lo spunto è nato in modo del tutto casuale e spontaneo con la lettura di quello che allora era un pezzo singolo, e che ora è diventato il primo caso dei koan apocrifi, postato qui sul blog due giorni fa. Lui ne tirò fuori un pezzo che ha chiamato Steel flower e che vi invito ad ascoltare sulla sua homepage. A questo episodio estemporaneo di ispirazione non è seguito nulla per molto tempo, fino a quando non abbiamo pensato che sarebbe stato interessante, in quest’epoca di multimedialità - di intreccio delle vie, come dico io -, affiancare della musica ai testi, rinunciando però a stabilire dei collegamenti univoci tra un testo ben preciso e una traccia musicale ben precisa, consapevoli che l’ispirazione non si può indurre, e che la trappola del ‘volere illustrare’ è sempre in agguato.

Quale collocazione avrà il prodotto finale di questo progetto non è ancora chiaro, ma certo ci incuriosisce vedere il suo riscontro in rete.

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