Mu


Due sopracciglia in disordine
una piccola cicatrice d'infanzia.

La linea dell'orizzonte sulla sabbia
e quattro gocce di tè verde.

Così si scrive il vuoto su carta.

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lunedì 12 maggio 2008

Berlino, nel tempo


Per le strade di Kreuzberg
o la Unter den Linden, Berlino
la vedi solo accanto alle vecchie cartoline
sui girevoli dei negozi di souvenirs,
ai libri di fotografie sfogliati sulle bancarelle
senza alcuna intenzione di acquisto,
alle rughe di pochi passanti o alle borchie
opache di qualche punk.

Dovunque hanno appena costruito
oppure assisti a un venerdì sera
vestito del lavoro di operai
certamente stancabili.

Davanti agli specchi di un ufficio vedi un giovane
soldato dell’armata rossa appena colpito
da un cecchino appostato nel palazzo accanto,
scomparso da anni, e distingui
i colpi mancati sugli stipiti
del portone di fronte
sopravvissuti più a lungo delle strade adiacenti
e di altri abitanti.

Sulla Potzdamer Platz svetta il primo
semaforo del mondo, o una sua copia.
Una manifestazione del governo socialista vi attende
il passaggio di una parata nazista in ritardo
per andare a bruciare libri bianchi
ancora non letti.

Il traffico è diretto da un giovane ufficiale americano
dall’alto della sua vedetta piantata nel mezzo
della polvere di nessuno – ecco vede:
il Kaiser Guglielmo II Hohenzollern entrare
nella sua suite d’albergo preferita
aperta sulla strada dalle bombe degli anni a venire
circondato da donne di cui
non ricorda il nome
mentre dal sottopassaggio della U-Bahn
– proprio di fianco al bunker estivo della famiglia Hitler –
risalgono decine e decine di persone che non pensano:
«Quello era est. Quello era ovest».

Rotte in un istante
non si lasciano più le mura
ognuno ne porta dietro un mattoncino
a incastro colorato.
Al di là dello spazio, la città si rimonta
soltanto nel tempo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ei alfio, sono vinaccia. Ho visitato finalmente il tuo blog, era da tanto che non ci andavo e ancora non avevo visto la nuova grafica "in bianco". devo dire che mi piace molto questo aspetto un po' minimale, che in più rende più facile la lettura rispetto al nero di prima che stancava gli occhi. Adesso mi leggo qualche poesia sorseggiando il mio orzo prima di tornare a studiare, poi ti dirò che cosa ne penso. Una vasata,
vinaccia

Alfio ha detto...

Che bello incontrarti finalmente qui, carissimo vinaccia!
Hai proprio ragione sulla grafica, e infatti è stato soprattutto per ragioni di leggibilità che mi sono deciso a cambiare.
Spero che questo ti invogli a tornare e a mollare qualcuno dei tuoi preziosi giudizi.
Una vasata anche a te,
alfio

 

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