Mu


Due sopracciglia in disordine
una piccola cicatrice d'infanzia.

La linea dell'orizzonte sulla sabbia
e quattro gocce di tè verde.

Così si scrive il vuoto su carta.

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mercoledì 9 aprile 2008

a mio padre in giardino


Entrando in punta di piedi in giardino
subito la terra ti calzava e ti seguiva
poi fino in casa. Sapevamo noi
che non c’era più verso di metterla via.

Agli alberi sollevavi un lembo della gonna
per lasciarvi passare un rigagnolo
poi ti incollavi alla resina del ciliegio
a sfogliare un vecchio accendino
preso a riparo dal vento.

Le chiavi lise che stringevi da sempre
non erano più per chiudere o per aprire
però sapevano i solchi delle tue mani
mentre col terzo dito spollinavi
la curva intatta di un’altra sigaretta.

Alle promesse di azioni e parole
concedevi uno dei tuoi Non ne vale la pena
e forse proprio questa
tua a lungo odiata lezione
dovrò sostenere domani
impostore davanti la folla ingenua degli sbagli
quando i frutti marciranno per terra
non lontano dai rami
e i millepiedi resteranno arrotolati
su se stessi, immoti,
sotto i vasi pesanti delle felci.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

mi sento commossa e piu' vicina di quanto non siamo mai stati in 22 anni di vita sotto lo stesso tetto. Non abbiamo scambiato mai tante parole e forse quelle poche non sempre appropriate... ma ti voglio bene. Sono sicura sarai un bravo padre come il nostro lo e' stato con noi. Un grosso bacio

Alfio ha detto...

Sono contento che ti abbia colpito.
Spero tu torni a visitarmi qui spesso.
E' uno dei miei modi migliori di stare zitto.

Allevatore di tartarighe di terra ha detto...

Ciao, non voglio presentarmi, sono sicuro capirai chi sono, anche se non mi presento, ti dico solo che il mio nome è Giorgio e poi R poi I poi B poi A e poi U etc... e credo che se c'è qualcosa da capire hai già capito tutto del capitone. A proposito, come è andato il capodanno.
Spero troverai la forza e lo spirito per rispondermi... anche senza rima... Ma meglio in rima.
Ano-mimmo

Alfio ha detto...

Beh, complimenti per l'entrata in scena, anche se un po' in ritardo e un po' scontata; eh una volta eri capace di ben altro, caro il mio allevatore di tartarighe verticali.
Poi non ho capito bene: trovare la forza e lo spirito per rispondere a cosa? A "Com'è andato il capodanno?"?
Effettivamente è un domandone... diciamo meglio di quella volta che ci abbandonasti alle zerozero e quindici.
Per quell'ora si era già a letto.
Non so, prova con qualcosa di più stimolante: ano-mimmo è al di là della tristezza...

 

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